persefone



(2007)


Personale presso La Magnolia, Casa Internazionale delle Donne, Roma 2008

Comunicato Stampa:

"La serie di sette fotografie su plexiglass prosegue nel percorso di ricerca fra parola scritta ed immagine, sul ruolo della donna in relazione alla natura ed in relazione con l’altro, l’uomo. L’artista esplora con il suo stesso corpo il personaggio mitologico della figlia di Demetra, rapita dal dio degli inferi, che la rende sua sposa. Persefone diventa per Francesca Manzini simbolo di una donna capace di scegliere il proprio destino e di vivere l’amore affrontando per questo un viaggio verso l’ignoto, portatore di cambiamenti radicali.
Il corpo femminile è immerso nella natura, parte di essa e suo custode. I suoi ritmi e movimenti rappresentano il ciclico alternarsi delle stagioni, in una danza in cui vita e morte si accompagnano sempre, poiché in una vi è il seme dell’altra. 
Le immagini raccontano delle tracce che Persefone lascia al suo passaggio, la sua discesa nella dimensione sotterranea in cui ella abbandona la luce per entrare nell’ombra, pur rimanendo sempre sul confine tra i due mondi.
Prende qui vita uno spazio sospeso e crepuscolare, lo spazio del sogno e dell’introspezione."




Il lavoro è stato inoltre esposto in collettive:
  • Dislocazioni. La Magnolia in collaborazione con Loyola University, Roma 2009
  • Donne, Mosaici di fare, Scuderie Estensi, Tivoli nell’ambito degli eventi in occasione dell’ 8   Marzo 2008
  • La Magnolia in mostra, TransEuropaExpress, Roma 2008








riaffioro
dalle ore notturne
con un seme sulla lingua
e il nome                   
che galleggia nella gola

un giorno
per scegliere di ingoiare il seme
e tornare
nel fondo dell’oscurità
sola
nell’unico luogo nascosto
in cui quel nome
può salire alle labbra






chiudo gli occhi
per non sentire il sole
che vuole risvegliarmi
chiudo la bocca
per non respirare il profumo del giorno
per trattenere nel mio guscio
un po’ di questa vita
e portarla con me







cammino nel grano
le mie dita sfiorano
le soffici spighe appena verdi
e le sentono già morte
cadute
per tornare poi a danzare nel vento

sotto i miei piedi
la terra si scuote
sembra volersi aprire
ad ogni passo








la luce cade veloce
sempre più rossa
raffredda il mio sangue
che corre piano ora
corre verso il basso
per propagarsi nella terra
e scendere

inspiro l’ultima scintilla
e sento il seme muoversi
rompersi sotto i miei denti
aprirsi in un liquido dolciastro
e denso
e scuro
che scivola nella gola
e riempie le mie vene

sono presa
afferrata e portata nell’ombra
per essere l’unica
fiamma sottile











e ti chiamo per nome ora

torno a te
per aprirmi come la terra
in cui mi rinchiudi                
per schiudermi
come i fiori
che lasci appassire
per nascere
e danzare
come una spiga dorata

sono il sole che sorge nella caverna
per te

torno
dopo il mio triplice cammino
dopo aver cosparso il mondo di semi
toccato le gemme per farle dischiudere
colto i frutti per sfamare
e conservare

torno a te
per giacere nel tuo silenzio
e mostrarti i profumi e i sapori
narrarti del vento e del sangue
per farti bere l’acqua
che porto nel mio ventre
in dono per te

torno
e ogni volta che riaprirò gli occhi
lo farò per tornare a chiuderli
in te