ho scelto di inseguire la notte


(2004)

ho scelto di inseguire la notte
  dissetandomi
  con le lacrime degli alberi
ho scelto
di continuare a sognare

Il lavoro composto da 13 Polaroid accompagnate da scritti poetici è stato presentato come Tesi del triennio di Fotografia preso l'Istituto Europeo di Design nel 2004.
Esposto e presentato nel Dicembre dello stesso anno presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma nell'ambito di Tesi e Incontri, con gli interventi di Maria Palazzesi, Rosanna Cattaneo, Maria Rosa Cutrufelli e Viviana Gravano, relatrice di Tesi.

" Le polaroid di Francesca Manzini raccontano di un mondo sospeso tra reale e onirico, tra corpo e spirito, tra natura e artificio. La relazione tra parole scritte e immagine inventa un poema sillogico dove ogni gesto sembra appartenere a una stessa storia che più che essere raccontata è solo evocata, e più spesso velata. Una donna, una ragazza, che si scopre in relazione al resto, in un corpo disseminato che si immerge e si allontana continuamente da quello che la circonda, la addormenta e la fa come risorgere.
Uno spazio interno e esterno guardato da occhi chiari e trasparenti."
Viviana Gravano









ogni movimento delle tue mani
  corre verso di me
  e costruisce un paradiso
    chiuso intorno al mio corpo




































il mio desiderio
  diventa una fiamma sottile
che trema per non spegnersi
  trema per essere sfiorata dal tuo respiro
una piccola lingua di fuoco blu
che vuole morire nelle tue mani







tu mi riempi il cuore di acqua
e lo lasci pesare nel mio petto
e scendi sempre più in profondità
  liquido
  e trasparente
mi riempi il corpo del terrore
  di essere abbandonata
















troppo solatroppo a lungo sola
ho atteso che tu tornassi
sono diventata selvaggia
  cammino luminosa nel mattino
  con la stessa agilità
  con cui striscio di notte
  fra le radici degli alberi
  ingoio la luna
    come bevevo la linfa
    che tiene in vita il tuo corpo
  e partorisco il sole
    come il tuo corpo
    che ogni giorno usciva da me
    sempre più caldo
    per lasciarmi sempre più fredda
  e uso il tuo nome
  per scacciare gli spiriti ostili
  e come una cantilena
  continuo a ripetere di amarti
  per rassicurare la bambina che è in me
    che un giorno tu tornerai davvero







il mio corpo
è ancora sporco di sogni
  mentre si muove piano
  nel risveglio
nella luce che mi inonda
  improvvisa e sileziosa
mi riconosco
come se aprissi gli occhi
per la prima volta



















 le mie parole in cenere
e la cenere
  in acqua
per lavare via il silenzio